W|A, CyC e gli scettici

Mi meraviglia l’atteggiamento tra lo scettico e il sarcastico che alcuni esperti e appassionati conoscitori del mondo della Rete come Zambardino e Guido Vetere hanno manifestato verso il progetto Wolfram |Alpha.

Io lo trovo un esperimento di grande interesse, che potrà portare, in caso di successo, ad aggiungere un’altra colonna portante alla Rete, dopo Google e Wikipedia.

Se Google aiuta a ritrovare informazioni e Wikipedia a crearle attraverso l’intervento umano, W|A elabora in maniera algoritmica la conoscenza, almeno quella conoscenza che è già presente in Rete e nei database del progetto sotto forma di dati grezzi e interpretabili dai software (per esempio nei formati CSV, XML, RDF, FOAF ecc.).

Molti lo associano a CyC, “l’enciclopedia che diventa persona”, il progetto di IA che tenta di far emergere l’intelligenza inserendo in un enorme database milioni di regole e dati sul nostro mondo.

Ma W|A non è un progetto di intelligenza artificiale, è più vicino ad un sistema esperto “generalista” e distribuito, che elabora e (ri)assembla piccoli tasselli sparsi di conoscenza e li ripropone in una nuova forma – utilizzando anche tabelle, grafici, diagrammi – più facilmente interpretabile e utilizzabile in maniera più diretta dall’utente.

Così come le calcolatrici elettroniche ci hanno fatto risparmiare tempo, consentendoci di concentrarci sulle soluzioni dei problemi e non sui calcoli, W|A potrebbe, se manterrà le promesse, aiutarci a elaborare i dati grezzi presenti in Rete, trasformandoli in elementi interpretanti della realtà nei suoi vari domini.

In questo stadio iniziale è ovvio che il progetto dia il suo meglio nel dominio delle scienze dure o comunque in quei domini in cui esistono dati che possono esser forniti in pasto agli algoritmi; ma pensate già cosa si potrebbe fare, per esempio, in tema di trasparenza dell’amministrazione pubblica (grazie a David Osimo per l’ispirazione) se si potessero elaborare con W|A i dati ufficiali (ammesso che fossero disponibili in formati open e non in pdf e doc…).

Spesso ci entusiasmiamo per qualche gadget di Rete che dura lo spazio di qualche cinguettio e sottostimiamo progetti che provano, e sottolineo provano, a portarci qualche passo più in là.

update: in un commento sottolineavo come il famoso (famigerato?) libro di Wolfram, “A New Kind of Science” non fosse stato tradotto in italiano; è però disponibile gratuitamente online l’originale inglese. Avendo un ebook reader…

update II: si continua a non capire (o a non voler capire) cosa sia W|A e cosa potrà essere. Mah…

14 pensieri riguardo “W|A, CyC e gli scettici

  1. D’accordissimo. Nel mio piccolo, penso a quanto uno strumento come questo possa essere utile agli studenti di materie scientifiche: avessi avuto un “google matematico” come questo (e parlo ddi 3 anni fa) i miei anni universitari sarebbero stati ben diversi. Si da a disposizione della comunità scientifica uno strumento veloce per avere formule, risolvere calcoli, fare comparazioni, esplorare dati e correlazioni. Si risparmieranno tonnellate di ore-uomo spese a cercare un limite o un’integrale. Si potrà vedere l’andamento di una funzione semplicemente scrivendola. Forse finalmente si potrà, in maniera semplice, fare quello che un corso di matematica dovrebbe insegnarti e non ti insegna mai: imparare ad avere uno sguardo globale, comprendere le correlazioni, le regole dei grafici, capire ad occhio dove un’equazione ti sta portando.

  2. Le cose che citi, aubreymcfato, Wolfram le ha messe a disposizione già da un po’ di tempo (dell’ordine o più di tre anni) col suo Mathematica.
    Ok, sì, era offline, ma non credo sia questo il punto.
    Il punto — l’ambizione — di W|A è aggiungere a Mathematica quel che potremmo chiamare “un contenuto empirico”.

    Sottoscrivo completamente le considerazioni e le speranze di Federico.

  3. x Aubrey: Wolfram ha detto che W|A è il frutto della fusione di Mathematica con le idee contenute nel suo libro “A New Kind of Science” (che non mi sembra sia mai stato tradotto in italiano), quindi in pratica utilizzare procedure algoritmiche per descrivere e permettere di interpretare nel miglior modo possibile particelle di realtà, sia essa fisica, sociale, economica, politica. Comunque io ho nostalgia di quei fogli pieni di calcoli per trovare soluzioni a integrali e derivate, per citare solo le cose più banali… 😉
    x hronir: ho la sensazione che W|A sia in questo momento più apprezzato da chi ha alle spalle una buona preparazione scientifica, forse perché ne intravede le potenzialità in misura maggiore rispetto agli umanisti (compresi molti informatici).

  4. Sì, sono perfettamente d’accordo, Federico.
    Secondo me non tanto per la loro capacità di “vederne le potenzialità”, quanto proprio perchè al momento le potenzialità stesse sono orientate al mondo scientifico e in generale a chi è interessato alla “quantificazione”.

  5. Ah, invece su Mathematica sono d’accordo con Aubrey: saper far di conto “a mano” spesso è un’inutile ostacolo ad uno sguardo globale, a comprendere le correlazioni, le regole dei grafici, capire ad occhio dove un’equazione ti sta portando.

  6. @hronir Quello che dici su Mathematica è vero, ma dimentichi che qui si offre uno strumento decisamente più usabile e, soprattutto, lo si offre gratis e online. Ho fatto un corso su Mathematica, e non lo ricordo con favore (ma non era tanto colpa del programma quanto della prof, fisica, che voleva risolvessimo equazioni differenziali prima di aver fatto il corso…). Sono contento tu sia d’accordo sullo sgaurdo globale: avevo scritto qualche cazzata (un po’ alla lontana) anche qui: http://aubreymcfato.wordpress.com/2009/03/14/matematica-e-visualizzazione/.
    Mi sono sempre chiesto perchè non ci fosse un benedetto corso che ti insegnasse a sapere dove va una funzione guardandola: cosa succede moltiplicando per un seno, sommando una costante, dividendo per una variabile. Saranno cavolate ma darebbero gli strumenti per vedere, finalmente, in modo matematico. Vedere, visualizzare.

    @Federico Non ho mai affrontato NKS (ce l’ho in ebook), infatti apprezzo enormemente la devozione di Wolfram alla sua causa (nonostante il personaggio sia controverso, ed io non sposi pienamente le sue tesi). Ma credo che il suo motore “computational knowledge engine” ci aiuterà parecchio, e lo saluto come una novità decisamente innovativa. A questo punto, si ritorna, ancora di più, alla vera responsabilità dell’utente: quella di fare domande intelligenti, di cercare il giusto percorso fra i dati là fuori.

    1. Sottoscrivo completamente le tue considerazioni su matematica e visualizzazione.
      Personalmente credo di essere stato abbastanza fortunato nel mio curriculum di studi: le abilità che citi me le avevo già insegnate al liceo ed anche all’università ho trovato un professore di meccanica razionale che ci faceva disegnare i ritratti di fase per “vedere” letteralmente la soluzione e le sue caratteristiche, prima ancora di sapere se fosse possibile trovarne o meno una forma analitica.

      Intendiamoci, ho anche trovato una professoressa di relatività che predicava “calcola e basta, non tentare sempre di visualizzare”, ma non le ho dato minimamente retta… 🙂

  7. In effetti fraintendere le cose quando si parla di semantica è proprio l’approccio naturale eh eh .)
    A me sembra un grande esperimento, ma va cambiata la mentalità con cui lo si approccia. Forse un box di testo che comprenda quello che cerchiamo non è il futuro delle nostre risposte.
    -> Freebase Parallax
    -> What is RDF?

    Bisognerebbe capire come si possano collegare gli sforzi di questo motore rispetto a tutto l’ecosistema che ruota attorno al semantic web, in un certo senso.
    Aggiungo una chicca: noi italiani e gli algoritmi… mmm. una bella impresa collegare i due mondi, altro ke 🙂

  8. Però Matteo, porre la domanda “What is RDF?” a W|A significa non aver compreso cos’è W|A. E’ come chiedere a una calcolatrice di trovarti il percorso migliore per andare all’Auditorium di Roma. Mi sa che ora passerò per il difensore d’ufficio di W|A…

  9. grande federico. e, in fondo, non è anche il tema della chiamata per i “raw data” fatta un po’ di tempo fa da Berner-Lee? e del lavoro di Rosling con Gapminder? è sicuramente una direzione di grande interesse, altroche. sottoscrivo 🙂

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