Sci(bzaar)net: flusso di coscienza collettivo sulla scienza

[foto di cat-o’-nine-tails]

Comincio col dire che una giornata così ricca di stimoli culturali e di calore umano non la vivevo da diversi anni.

L’incontro che si è svolto sabato scorso a Milano presso l’ispirante sede della Scuola Politecnica di Design è stata una delle rare occasioni in cui si può essere meno pessimisti sul futuro del nostro Paese.

Competenze multidisciplinari che si incontrano, intelligenze che con passione e determinazione osservano ed analizzano la realtà, condividendo esperienze, suggerendo cammini da percorrere.

Un resoconto che coglie in pieno lo spirito di quel momento è quello di Bonaria, una serie di foto e di video che hanno catturato l’atmosfera dell’incontro sono quelle che si possono trovare qui e qui.

Nel ringraziare ancora Gian per l’invito – invidiandolo anche un po’ per la sua energia e la sua voglia di sperimentare – mi permetto di proporre un’ulteriore fase in cui avvenga una “distillazione” che dai vapori di idee condensi uno o due progetti concreti da proporre e sostenere in Rete ma non solo.

Se tutti i partecipanti proponessero la bozza di un progetto – una pagina, non di più – in un secondo incontro o attraverso il Web se ne potrebbero adottare un paio da sviluppare in uno spirito collaborativo ed interdisciplinare. Andrea Gaggioli, per esempio, ha cominciato col proporre una piattaforma 2.0 per aiutare i ricercatori a trovare le risorse economiche per realizzare i propri progetti.

Per ultimo pubblico di seguito le slides del mio intervento, una piccola ricerca sull’utilizzo di strumenti del web 2.0 nelle università italiane. Come ho detto nella mia introduzione trovo che questa “fotografia” possa costituire un buon indicatore della propensione all’innovazione ed alla sperimentazione nelle università italiane.

14 pensieri riguardo “Sci(bzaar)net: flusso di coscienza collettivo sulla scienza

  1. Il tuo bel censimento ci aiuta a comprendere un po’ meglio la situazione italiana (sulla quale a volte siamo perfino troppo pessimisti – in fin dei conti qualche isola di sperimentazione comincia a emergere anche da noi!) e soprattutto a nutrire qualche speranza di cambiamento in più…

    Sono molto d’accordo sulla tua proposta di materializzare le idee, per ora allo stato liquido (o gassoso?? 😉 ) Sarebbe davvero un peccato perdere l’occasione, e d’altronde credo che dalle riflessioni e sperimentazioni e specializzazioni di ognuno di noi, potrebbe venire fuori qualcosa che valga la pena realizzare…

    Ti lascio solo uno spunto che ti avevo scritto sul post-it: a un certo punto parli di Web 2.0 per “aggregare le conoscenze” (se non vado errata). E cosa possiamo fare (e di quali strumenti ci possiamo servire) per… aggregare le persone? Cioè per superare quel confine, che mi pare sia emerso dal tuo intervento, tra docenti e studenti, Accademia e vulgus?

    Ciao e grazie per gli ottimi spunti, per la citazione e per la pizza 🙂

  2. Si, l’appunto di Bonaria secondo me è molto importante: le piattaforme, anche se magari non perfette, già ci sono, ma non è un problema di piattaforme, è un problema di persone.

    Sono perfettamente d’accordo sul discorso di essere più pratici, ma bisogna dare tempo al tempo… ora ci stiamo tutti pensando un po’ di più, con altri spunti. Magari in futuro uscirà qualche idea. 🙂

    Tra parentesi, le idee di sperimentazione in questo senso non mancano, ma di questo credo dovresti parlare con Gian… 😉

  3. Grazie Federico, per la tua disponibilità (sei stato il partecipante venuto da più lontano) per avermi dato il contatto con Bonaria e di aver contribuito con le tue idee e passione a rendere Sci(bzaar)net un incontro intenso.

  4. Molto bella e ricchissima di spunti la tua presentazione sull’Università 2.0
    Effettivamente per noi che la viviamo tutti giorni, non sempre ci soffermiamo a sufficienza a riflettere sulle opportunità che il web 2.0 consente dal punto di vista didattico e di ricerca.

    Credo proprio che userò la tua presentazione come guideline – o imperativo morale – per il futuro
    🙂

  5. per Bonaria: non so, tu sei più a contatto con l’ambiente universitario e potresti suggerire proposte più mirate e realizzabili di quelle che potrei fare io. Io mi chiedo per esempio il perché del fenomeno web-tv universitarie: cosa ha questo strumento, quale attrattiva esercita sugli studenti (vabbé comprensibile…) ma anche su docenti, dirigenza accademica, imprenditori privati, amministrazioni pubbliche? Secondo me è un punto chiave per comprendere i meccanismi di diffusione degli strumenti 2.0 nelle università.
    Per il resto si potrebbero utilizzare tecniche di viral marketing per “costringere” gli studenti a sperimentare e proporre ai loro docenti l’adozione di tecnologie e tools 2.0 (con slogan tipo “diventa il docente del tuo docente”), creare dei corsi-ombra in cui studenti e docenti si scambiano i ruoli, lanciare contest interuniversitari…

    per Folletto Malefico: so che Gian ha già previsto la Fase 2, lo pungoliamo solo un po’ 🙂

    per Gian: è stato un piacere

    per davide: grazie, solo una micro-ricerca molto scolastica. Magari tu potresti dare una risposta a Bonaria, come incoraggiare l’adozione di questi strumenti da parte delle università? Come spingere i ragazzi a spiegare e a proporre ai loro professori e alla loro università il loro utilizzo (od anche solo la loro sperimentazione)? Ho avuto conferma che spesso i docenti sono più curiosi e più pronti agli esperimenti di quanto possa sembrare. Forse è solo questione di aumentare il flusso informativo dal basso verso l’alto…

  6. Ciao Federico, hai colto nel segno: anch’io mi interrogo sulle Web Tv universitarie, perché non mi è chiarissimo dove… vadano a parare 😉 Vero è che non ho indagato il fenomeno però la televisione l’avrei detta uno strumento lontano dalle esigenze della comunità accademica (nel suo insieme). Oppure forse invece, essendo lo strumento più vicino alla sensibilità e alle abitudini culturali un po’ di tutti noi, la tv – aggiornata al Web 2 – può davvero rappresentare un punto d’attracco per cominciare ad esplorare…

    Quello che noto io è che molti blog di biblioteche per esempio, sono deserti di studenti. Così come social network o wiki. E capisco anche il perché: se il blog nasce come fonte di informazioni di servizio, l’utente legge – velocemente – e memorizza, ma non ci si sofferma. Al contrario, se un network viene creato con l’intento – pur lodevole – di umanizzarsi e avvicinare, mi pare che, come dire, stoni rispetto alle esigenze degli utenti e anche alle motivazioni con le quali frequentano i luoghi di socializzazione online.

    Qualcuno dice che cercando in tutti i modi di entrare in relazione con l’utente, rischiamo di essere invadenti e quindi di produrre l’effetto contrario – del tipo “genitore imboscato alla festa del figlio con tanto di jeans strappati e piercing al sopracciglio” 😉

    Poi le biblioteche magari sono un universo troppo piccolo per fare testo – anche se, come è emerso dalla tua indagine, si rivelano una presenza significativa nel presidiare i luoghi del Web 2.0. Vorrei esplorare meglio la realtà dei blog dei dipartimenti o di realtà simili e capire se e quanto e perché sono diversi dai blog bibliotecari… E intanto aspetto tuoi suggerimenti 🙂

  7. In azienda in effetti e’ proprio peggio, credo io.

    In quest’ambito e’ difficile far emergere il reale vantaggio portato dalla forma mentis del 2.0 e scardinare l’organigramma aziedale esplicito o implicito che ci sia.

    E’ proprio questo il punto focale: come per il CRM o altro, lo strumento arriva dopo.
    E’ la cultura che si va a toccare, e questo vale anche per il mondo accademico.

    Quanto questi strumenti vanno a rompere schemi e poteri consolidati, non e’ facilmente introducibile la faccenda…

    Il terreno a volte e’ fertile, altre volte meno, ma e’ un processo che va compreso e trasmesso prima a livello culturale che funzionale, o almeno questa e’ la mia sensazione.

    L’universita’ probabilmente e’ meno vincolata al mero profitto, per cui puo’ e dovrebbe tentare altre strade.

    Appoggio in pieno l’idea dei contest universitari per rompere questi schemi, la sfida sarebbe elevata .) Assieme al diamo tempo al tempo, di folletto, sto ancora vivendo gli input di quella giornata… e li sto elaborando.

    Crowfunding + crowdsurcing con strumenti avanzati, occorre mirare l’obbiettivo e integrare gli sforzi in un tutt’uno…

    So che Gian ci sta gia’ pensando al passetto successivo…

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